domenica 27 febbraio 2011

DIO PAPI E FAMIGLIA!

da IL MANIFESTO
27 febbraio 2011



Contro le famiglie gay, i professori delle scuole pubbliche, e naturalmente i comunisti assassini.
Il raìs di Arcore dà lezioni di morale e fa lo statista di retroguardia alzando la voce contro il Gheddafi perdente. A smontare la delirante agenda berlusconiana ci pensa il governatore Draghi che denuncia lo stato avvilente dei giovani: «disoccupati o con salari umilianti»



Eduardo De Filippo - O' pernacchio

giovedì 24 febbraio 2011

Nuova proposta contro lo smog: «Allargare l’isola pedonale»

Dopo il dibattito in consiglio comunale. Marazzini (Sinistra) lancia un’idea in vista del nuovo piano del traffico

di Luca Nazari
La Prealpina, mercoledì 23.02.2011 pag.22


Contro lo smog che toglie il respiro ai bambini, a Milano è arrivato il “Manifesto dei pediatri”, un documento che è stato inviato a Comune, Provincia e Regione per rilanciare l’allarme sugli effetti dell’inquinamento sui più piccoli, vedi l’aumento dei ricoveri per asma e le infezioni virali. A Legnano si è discusso del problema durante l’ultimo consiglio comunale con un’interrogazione del consigliere della Sinistra, Giuseppe Marazzini, con cui si chiedevano lumi su un eventuale potenziamento della rete di monitoraggio, sui mezzi pubblici, e se l’amministrazione intenda promuovere presso i medici di famiglia un registro dei dati epidemiologici sulle malattie collegate all’ inquinamento atmosferico.

La risposta della giunta è stata affidata in primo luogo all’assessore al Territorio Gianbattista Fratus, il quale ha rimarcato che “le Regioni sono le autorità competenti in campo di inquinamento atmosferico’: “il numero delle stazioni per il rilevamento degli inquinanti è stabilito dalla stessa Regione. La centralina di Legnano in via Diaz angolo Matteotti è stata concordata con i tecnici di Arpa, e i rilevamenti rispettano i parametri di legge”. Il servizio ambiente comunale, ha aggiunto Fratus, ha comunque chiesto il rilevamento in altri punti con un laboratorio mobile e i valori misurati, anche in questo caso, avrebbero dimostrato “l’ininfluenza del traffico locale sulla qualità dell’aria”. Non solo: “Nell’ultimo anno sono stati fatti 800 accertamenti sugli impianti termici da parte di Amga e abbiamo chiesto di raddoppiarli. La sostituzione dei bus pubblici con veicoli a metano rientrerà forse nel prossimo bando”.

L’assessore Elio Faggionato (Sicurezza) gli ha fatto eco: “Gli estensori del piano del traffico stanno pensando tutti i rimedi possibili per abbassare gli inquinanti. Studieremo un miglioramento delle linee urbane affinché siano preferite al mezzo privato”.
Marazzini non si è però detto del tutto soddisfatto: “Capisco le risposte formali che dà l’amministrazione. Io però continuo ad avere perplessità sull’azione regionale. Il Comune dovrebbe stimolare proprio la Regione se non provvede come si deve. A Legnano non c’è peraltro il monitoraggio delle polveri fini, e secondo me tutta la rete andrebbe rivista. La sostituzione dei mezzi pubblici dobbiamo inoltre farla diventare un obbligo. E poi ripeto che il sindaco, che a livello comunale è anche la massima autorità sanitaria, potrebbe fare in modo che i medici di famiglia accertino se gli abitanti soffrono di patologie legate al traffico. Io proporrei d’inserire il problema anche nel tavolo dell’Agenda 21”.

Il sindaco Vitali ha in ogni caso chiosato sottolineando che l’inquinamento atmosferico non si risolve a livello locale: “Ci vogliono provvedimenti strutturali su cui sta già lavorando il tavolo provinciale. La retedi monitoraggio attuale è coerente con gli standard europei”.
Marazzini ritiene tuttavia che in città, si potrebbe comunque fare di più. Da qui un’altra proposta che farà sicuramente discutere: perché non pensare a un ulteriore allargamento della zona pedonale?



Tom Lehrer's Pollution song

domenica 20 febbraio 2011

Lo "smog" fa bene alla salute

di Giuseppe Marazzini
20.02.2011


Nelle premesse dell'interrogazione da me presentata il 15.2.2011 inerente al problema dei livelli di inquinamento atmosferico, evidenziavo che nel documento di Valutazione Ambientale Strategica del PGT del comune di Legnano, veniva riportata la seguente argomentazione: "si nota tuttavia l'assenza di monitoraggio del particolato fine (PM10 e PM2,5), che invece riveste un'elevata importanza ai fini della tutela della salute pubblica". Nello stesso documento si segnala "che la porzione di territorio maggiormente interessato dall'inquinamento dei tre inquinanti (CO, NOX, PM10) è quello nord-orientale, in corrispondenza dell'attraversamento dell'autostrada Milano-Varese." Per queste ragioni chiedevo l'installazione di una rete di monitoraggio permamente per tutti gli inquinanti, compreso il benzene e gli idocarburi policiclici aromatici (sostanze cancerogene), oltre ovviamente al PM10 e al PM2,5.

Segue risposta dell'amministrazione comunale.



Piazza San Magno, 9
20025 Legnano (MI)
CF e PI 00807960158

ASSETTO E GESTIONE DEL TERRITORIO
SERVIZIO AMBIENTE VERDE PRIVATO E
PIANIFICAZIONE DELLA MOBILITA’ TERRITORIALE

Telefono 0331.892.116 -103 Fax 0331.892.102 e-mail: info.urb@legnano.org

OGGETTO: Risposta al punto 1) dell’interrogazione sui livelli di inquinamento atmosferico in città presentata dal gruppo Consigliare Sinistra Legnanese in data 10/02/ 2011 prot. 5344

La legislazione italiana, costruita sulla base delta cosiddetta direttiva europea madre (Direttiva 96/62/CE recepita dal D. Lgs. 351/99), definisce che le Regioni sono l’autorità competente in questo campo, e prevede la suddivisione del territorio in zone e agglomerati sui quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite.

Il numero di stazioni di rilevamento di inquinamento atmosferico è stabilito dalla Regione, per il tramite di ARPA, che valuta la loro presenza sul territorio in termini di efficacia e di efficienza, tenendo conto che, in realtà non serve un numero molto elevato di stazioni. Infatti l’inquinamento si diffonde nell’aria e la misura in un punto può essere ben rappresentativa anche di aree molto vaste. Il Decreto Ministeriale 60 del 02/04/2002 definisce il numero di stazioni necessarie per la valutazione dei principali inquinanti.

La Regione Lombardia con la D.G.R 2 agosto 2007, n. 5290 ha individuato il Comune di Legnano in zona A1 Milano-Como-Sempione-Meratese.

L’attuate collocazione della stazione di rilevamento dell’inquinamento atmosferico di Legnano in Via Diaz angolo Via Matteotti è stata concordata direttamente con i tecnici competenti di ARPA Dipartimento Provinciale di Milano Unità Operativa Aria Sede di Milano. L’ARPA stessa con propria nota in data 28/03/2007 pervenuta in data 02/04/2007 prot. 12791, ha certificato che il sito rispetta i criteri di ubicazione dei punti di campionamento per la misurazione in siti fissi dei livelli di inquinamento, contenuti nell’allegato VIII del DM 60 del 02/04/2002.

Anche i parametri misurati sono conformi alla legislazione vigente che ha definito valori limite sulle concentrazioni giornaliere e sulle medie annuali per il PM10; per il PM2,5 sono stati definiti i valori limite nella Direttiva Europea 50/2008, non ancora recepita a livello nazionale.

Ciò premesso, il Servizio Ambiente del Comune di Legnano ha richiesto al Dipartimento di Milano dell’ARPA l’esecuzione di una campagna di misura della qualità dell’aria condotta con laboratorio mobile nel Comune di Legnano in prossimità della rotatoria di Via S. Michele del Carso - Viale Toselli all’interno del parco castello nel periodo dall’8 giugno al 13 luglio 2010. L’analisi dei valori degli inquinanti misurati non ha messo in risalto un’influenza significativa del traffico locale sulla qualità dell’aria e non si evidenziano particolari criticità nel confronto con le altre stazioni della Provincia. Il sito monitorato può essere assimilato alle postazioni urbane dell’area nord-ovest Milano. il servizio ambiente del Comune di Legnano ha richiesto l’effettuazione di un’ulteriore campagna presso lo stesso sito anche durante il periodo annuale di esercizio degli impianti termici previsto in base alle zone climatiche dal DPR 412/93 ( 15 ottobre -15 aprile).

Per quanto riguarda i provvedimenti relativi al contenimento dell’inquinamento atmosferico l’Amministrazione Comunale provvede in merito attraverso l’applicazione alle misure adottate dalla Regione con, D.G.R. 29 luglio 2009, n. 9958 e D.G.R. 30 marzo n. 8/9197, che partendo dalla recente Direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio in data 21/05/2008 ha stabilito le misure prioritarie di limitazione alla circolazione dei veicoli nelle zone omogenee individuate oltrechè ulteriori misure per il contenimento dell’inquinamento da combustione stabiliti con D.G.R. 11 luglio 2008, n.7635.

Nel Comune di Legnano la parte relativa ai controlli alla limitazione della circolazione dei veicoli ed ai controlli mediate opacimetri dei gas di scarico dei veicoli attiene ad interventi di competenza della Polizia Locale mentre la parte relativa ai controlli degli impianti termici è competenza del Servizio Ambiente.

In particolare il Comune di Legnano con deliberazione G.C. 18 in data 10/02/2009, ha adeguato le proprie campagne di ispezione e accertamento, della corretta manutenzione ed esercizio degli impianti termici presenti sul territorio ai sensi del DPR 412/93 e del DPR 551/99, secondo i criteri applicativi di cui alla D.G.R. n. 8/8355 in data 05/11/2008. In particolare l’Amministrazione intende raddoppiare il numero dei controlli degli impianti termici presenti sul territorio comunale oltrechè abbassare di 1 °C la temperatura ambientale e di 1 ora il periodo di riscaldamento in tutti gli edifici pubblici.

I dati sulla qualità dell’aria del Comune di Legnano sono disponibili sul sito dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente sul sito:
http://ita.arpalombardia.it/ITA/garia/doc_CampagneMezziMob.asp#MI



Blokko del Traffico - Capone&BungtBangt

giovedì 17 febbraio 2011

La bandiera della dignità

di STEFANO RODOTÀ

La Repubblica 15 febbraio 2011

È tempo di liberarsi dello spirito minoritario che, malgrado tutto, continua a lambire anche qualche parte della stessa opposizione. È questa l'indicazione (la lezione?) che viene dai molti luoghi che da molti mesi vedono la presenza costante di centinaia di migliaia di persone che, con continuità e passione, rivendicano libertà e diritti: un fenomeno che non può essere capito con gli schemi, invecchiati, del "risveglio della società civile" o di qualche partito "a vocazione maggioritaria". Non sono fiammate destinate a spegnersi, esasperazioni d'un giorno, generiche contrapposizioni tra Piazza e Palazzo. Non sono frammenti di società, grumi di interesse. È un movimento costante che accompagna ormai la politica italiana, e a questa indica le vie per ritrovare un senso. È l'opposto delle maggioranze "silenziose" che si consegnano, passive, in mani altrui.
Donne, lavoratori, studenti, mondo della cultura si sono mossi guidati da un sentimento comune, che unifica iniziative solo nelle apparenze diverse. Questo sentimento si chiama dignità. Dignità nel lavoro, che non può essere riconsegnato al potere autocratico di nessun padrone. Dignità nel costruire liberamente la propria personalità, che ha il suo fondamento nell'accesso alla conoscenza, nella produzione del sapere critico. Dignità d'ogni persona, che dal pensiero delle donne ha ricevuto un respiro che permette di guardare al mondo con una profondità prima assente.

Proprio da questo sguardo più largo sono nate le condizioni per una manifestazione che non si è chiusa in nessuno schema. Le donne che l'hanno promossa, le donne che con il loro sapere ne hanno accompagnato la preparazione senza rimanere prigioniere di alcuni stereotipi della stessa cultura femminista, hanno colto lo spirito del tempo, dimostrando quanta fecondità vi sia ancora in quella cultura, dove l'intreccio tra libertà, dignità, relazione è capace di generare opportunità non alla portata della tradizionale cultura politica. È qui la radice dello straordinario successo di domenica, della consapevolezza d'essere di fronte ad una opportunità che non poteva essere perduta e che ha spinto tanti uomini ad essere presenti e tante donne a non cedere alla tentazione di rifiutarli, perché non s'era di fronte ad una generica "solidarietà" o alla pretesa di impadronirsi della parola altrui.

Chi è rimasto prigioniero di se stesso, delle proprie ossessioni, è il Presidente dal consiglio, al quale era offerta una straordinaria opportunità per rimanere silenzioso, una volta tanto rispettoso degli altri. E invece altro non ha saputo trovare che le parole logore della polemica aggressiva, testimonianza eloquente della sua incapacità di comprendere i fenomeni sociali fuori di una rozza logica del potere. La vera faziosità è quella sua e di chi lo circonda, privi come sono di qualsiasi strumento culturale e quindi sempre più votati al rifiuto d'ogni dimensione argomentativa. Dignità, per loro, è parola senza senso, parte d'una lingua che sono incapaci di parlare.

Nelle diverse manifestazioni, invece, si coglie la sintonia con le dinamiche che segnano questi anni. Le grandi ricerche di Luis Dumont ci hanno aiutato nel cogliere il passaggio dall'homo hierarchicus all'homo aequalis. Ma nei tempi recenti quel cammino si è allungato, ha visto comparire i tratti l'homo dignus, e proprio la dignità segna sempre più esplicitamente l'inizio del millennio, costituisce il punto d'avvio, il fondamento di costituzioni e carte dei diritti. Sul terreno dei principi questo è il vero lascito del costituzionalismo dell'ultima fase. Se la "rivoluzione dell'eguaglianza" era stato il connotato della modernità, la "rivoluzione della dignità" segna un tempo nuovo, è figlia del Novecento tragico, apre l'era della "costituzionalizzazione" della persona e dei nuovi rapporti che la legano all'innovazione scientifica e tecnologica.

"Per vivere - ci ha ricordato Primo Levi - occorre un'identità, ossia una dignità". Solo da qui, dalla radice dell'umanità, può riprendere il cammino dei diritti. E proprio la forza unificante della dignità ci allontana da una costruzione dell'identità oppositiva, escludente, violenta, che ha giustamente spinto Francesco Remotti a scrivere contro quell'"ossessione identitaria" che non solo nel nostro paese sta avvelenando la convivenza civile. La dignità sociale, quella di cui ci parla l'articolo 3 della Costituzione, è invece costruzione di legami sociali, è anche la dignità dell'altro, dunque qualcosa che unifica e non divide, e che così produce rispetto e eguaglianza.

Le manifestazioni di questi tempi, e quella di domenica con evidenza particolare, rivendicano il diritto a "un'esistenza libera e dignitosa". Sono le parole che leggiamo nell'articolo 36 della Costituzione che descrivono una condizione umana e sottolineano il nesso che lega inscindibilmente libertà e dignità. Più avanti, quando l'articolo 41 esclude che l'iniziativa economica privata possa svolgersi in contrasto con sicurezza, libertà e dignità umana, di nuovo questi due principi appaiono inscindibili, e si può comprendere, allora, quale lacerazione provocherebbe nel tessuto costituzionale la minacciata riforma di quell'articolo, un vero "sbrego", come amava definire le sue idee di riforma costituzionale la franchezza cinica di Gianfranco Miglio. Intorno alla dignità, dunque, si delinea un nuovo rapporto tra principi, che vede la dignità dialogare con inedita efficacia con libertà e eguaglianza. Questa, peraltro, è la via segnata dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Qui, dopo aver sottolineato nel Preambolo che l'Unione "pone la persona al centro della sua azione", la Carta si apre con una affermazione inequivocabile: "La dignità umana è inviolabile".

Proprio questo quadro di principi costituisce il contesto all'interno del quale i diversi movimenti si sono concretamente mossi, individuando così quella che deve essere considerata la vera agenda politica, la piattaforma comune delle forze di opposizione. Diritti delle persone, lavoro, conoscenza non si presentano come astrazioni. Ciascuna di quelle parole rinvia non solo a bisogni concreti, ma individua ormai pure forze davvero " politiche", che si presentano con evidenza sempre maggiore come soggetti attivi perché quei bisogni possano essere soddisfatti.

Viene così rovesciato le schema dell'antipolitica, e si pone il problema della capacità dei diversi gruppi di opposizione di trovare legami veri con questa realtà. I segnali venuti finora sono deboli, troppo spesso sopraffatti dalle eterne logiche oligarchiche, dagli egoismi identitari di ciascun partito o gruppo politico. Si lamenta che ai problemi reali non si dia il giusto risalto. Ma chi è responsabile di tutto questo? Non quelli che con quei problemi si sono identificati, sì che oggi la responsabilità di farli entrare nel modo corretto nell'agenda politica ufficiale dipende dalla capacità dei partiti di trovare il giusto rapporto con i movimenti presenti nella società, di essere per loro interlocutori credibili.

Torna così la questione iniziale, perché proprio questo è il cammino da seguire per abbandonare ogni spirito minoritario e ridare vigore ad una vera politica di opposizione. Le manifestazioni di questi mesi, infatti, dovrebbero essere valutate partendo anche da un dato che tutte le analisi serie sottolineano continuamente, e cioè che Berlusconi non ha il consenso della maggioranza degli italiani, non avendo mai superato il 37%. Il bagno di realtà di domenica, che ne accompagna tanti altri, dovrebbe indurre a volgere lo sguardo verso la vera maggioranza, perché solo così un vero cambiamento è possibile.



Roberta Di Lorenzo – ANTIGONE

martedì 15 febbraio 2011

Bosco Ronchi, il parco che si può abbattere

Per la Provincia l’intervento in via Colombes è legittimo.
Bastava una comunicazione, che però non c’è stata.


di Luigi Crespi
La Prealpina, domenica 13/02/2011 pag.19


Tutto in regola, a parte una formalità burocratica che a chi ha raso al suolo una fetta del bosco dei Ronchi potrebbe costare una multa di circa un migliaio di euro.
Per cancellare il bosco che nel 1992 il consiglio comunale di Legnano aveva definito «un patrimonio della collettività» basta un fax alla Provincia di Milano, una nota nella quale si comunica l’intenzione di procedere all’abbattimento degli alberi. In base al regolamento dell’ufficio Parchi non è neppure prevista una risposta: si manda il fax, si attende l’esito della trasmissione e si possono accendere le motoseghe.

Il Bosco Ronchi non è tutelato come il Parco Sud o il Parco del Ticino, le piante che vi crescono sono comunissime robinie. Secondo la Provincia un disboscamento periodico non è solo consentito, ma per certi versi addirittura auspicabile. A patto di lasciare i ceppi dai quali rinasceranno nuove piante, che poi non potranno essere abbattute per altri dieci anni. Questo perché nonostante quanto indicato nel 1992, oggi il bosco non è più soggetto al regolamento del verde del comune di Legnano. L’area è superiore ai 2 mila metri quadrati, quindi le uniche leggi che valgono ai Ronchi sono quelle della Provincia. Che ignorando quanto dichiarato vent’anni fa dal consiglio lo tratta come un bosco qualsiasi.

L’assurda conclusione è che se uno deve abbattere la pianta che ha in giardino deve chiedere l’autorizzazione al Comune, che manda i funzionari dell’ufficio Ambiente a fare le verifiche del caso; se uno invece deve abbattere un bosco, basta che mandi un fax. Comunque, i proprietari che lo scorso dicembre avevano raso al suolo circa duemila metri quadrati nella “parte alta” dei Ronchi non avevano fatto neppure quello.

L’intervento non era però passato inosservato. In seguito all’esposto del consigliere Giuseppe Marazzini era stato disposto un sopralluogo della Forestale, accertata l’abbattimento il Comune aveva girato l’esposto alla Provincia. Che ufficialmente non ha ancora risposto, ma ufficiosamente ha fatto sapere che per lei non esistono illeciti di rilevanza penale. Forse ci sarà una multa di mille euro, nel caso i proprietari potrebbero cavarsela vendendo un po’ della legna tagliata. In questa stagione dalle nostre parti la robinia viene sui 15 euro al quintale ...


La Canazza pensa a una sottoscrizione.
Così il Comune potrà comperare l’area

di Luigi Crespi
La Prealpina, domenica 13/02/2011 pag.19


Qui si tratta di decidere: o come detto vent’anni fa il parco Bosco dei Ronchi è «un patrimonio della collettività da conservare e incrementare», oppure è un boscaccio come quelli che spuntano sul ciglio della Saronnese e come tale di tanto in tanto può anche essere drasticamente sfoltito. Chi sta lavorando alla redazione del Piano di governo del territorio ha dato indicazioni precise, nella sua caratteristica di “bosco di città” i Ronchi devono essere tutelati a ogni costo. Anche perché in gioco non ci sono solo i 2 mila metri quadrati rasi al suolo prima di Natale, ma una fetta di città che va dal parco ex Ila fino ai terrazzamenti dell’Olmina, per un totale di 260 mila metri quadrati. Sei volte e mezza l’area dell’ex Manifattura di Legnano.

Del valore dei Ronchi è da sempre convinto chi vive in Canazza, ma tre anni fa le trattative tra Comune e privati per l’acquisizione dell’area si erano arenate di fronte all’impossibilità di conciliare domanda e offerta. Un bosco resta un bosco, il Comune non può comunque pagarlo più del suo valore. Ecco quindi che dopo l’abbattimento di dicembre in quartiere è tornata a farsi avanti l’idea di una sottoscrizione pubblica, una raccolta di fondi per colmare la distanza tra chi vende e chi vorrebbe comperare. Proposta provocatoria, ma mai come in questi giorni di pm 10 alle stelle è stato chiaro il valore che il Bosco Ronchi ha per chi abita a Legnano.


La Canzone del Boscaiolo - Trio Verbanella

domenica 13 febbraio 2011

Veleni a gogò

di Giuseppe Marazzini
13.02.2011


Alla fine il “partito” del tanto peggio, tanto meglio, l’ha spuntata. Fermare i camion e le automobili per più giorni, per far diminuire i livelli di inquinamento atmosferico, è stata considerata un’azione penalizzante per i cittadini. Dico io, cosa c’è di più penalizzante se non colpire la salute delle persone? Un’azione propedeutica ma radicale andava fatta per far capire ai cittadini che non siano davanti a una situazione emergenziale ma cronica, quindi bisogna cominciare ad assumere atteggiamenti più sobri. Le amministrazioni locali hanno il compito, oltre a quello di ricercare soluzioni al problema, anche di promuovere un processo che guidi i cittadini ad assumersi la responsabilità collettiva di certe scelte e uscire dall’ipocrisia: è preferibile circolare sempre e comunque, anche per comodità personali ed intossicare i nostri bambini ed i nostri anziani, o è preferibile fermare il traffico quando è necessario?

Lo stato di inquinamento atmosferico della nostra zona è tale che se non si fa qualcosa di incisivo, la nostra atmosfera verrà saturata da gas velenosi tali da provocare ricadute disastrose per la salute delle persone. Per dare un’idea di come siamo messi, riporto alcune argomentazioni tratte dal documento di Valutazione Ambientale Strategica del PGT del comune di Legnano.
Alcuni inquinanti quali l’ossido di carbonio (CO), l’anidride solforosa (SO2), l’ozono (O3) e gli ossidi di azoto (NO) sono in qualche modo monitorati. Si noti tuttavia l’assenza di monitoraggio del particolato fine (PM10 e PM2,5), che invece riveste un’elevata importanza ai fini della tutela della salute umana. Un dato questo che è stato più volte denunciato dalle associazioni ambientaliste locali e da comitati di cittadini.

Nello stesso documento si evince, inoltre, che se da una parte c’è una tendenza alla riduzione delle immissioni in atmosfera di gas serra, dall’altra si riscontra un aumento delle immissioni di gas metano (CH4) e di ammoniaca (NH3), il metano da imputare quasi esclusivamente al settore industriale, l’ammoniaca al settore agricolo (i dati riportati dal documento si riferiscono all’inventario provinciale delle emissioni atmosferiche del 2000).

Dal documento emerge anche che la porzione di territorio maggiormente interessato dall’inquinamento dei tre inquinanti (CO, NOX, PM10) e quello nord-orientale, in corrispondenza dell’attraversamento dell’autostrada Milano-Varese.
Par di capire che gli abitanti del rione Canazza e Olmina stiano facendo un po’ da cavie: “vediamo un po’ fino a quando resistono con questo tasso di inquinamento”.
Nel restante territorio si osserva una sostanziale omogeneità nella distribuzione delle emissioni, mentre i valori minimi si riscontrano nell’area sud-occidentale del comune. (dati da riverificare dopo l’apertura del nuovo ospedale).

Il quadro, come si nota, non è per niente entusiasmante e bisogna fare subito qualcosa o almeno mettere in cantiere interventi di contrasto. Ne suggerisco alcuni:
** Installare una vera rete di monitoraggio di tutti gli inquinanti, compreso il benzene (CH6C6 sostanza altamente cancerogena) e gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici, trattasi di una miscela di sostanze altrettanto altamente cancerogene);
** Sostituire gli attuali mezzi di trasporto pubblico con mezzi elettrici o a metano;
** Migliorare il servizio del trasporto pubblico locale per disincentivare l’uso dell’auto, oltre a una ben efficiente rete di piste ciclabili;
** Istituire presso i medici di famiglia un registro epidemiologico riguardante le malattie collegate all’inquinamento atmosferico.







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Falla Falla ft Dj T Robb & Murubutu - Sapore di smog

lunedì 7 febbraio 2011

LO SCEMPIO DEL BOSCO DEI RONCHI

di Giuseppe Marazzini
07.02.2011


Con un po' di ritardo, dovuto a disguidi di comunicazione, è arrivata la risposta del Sindaco. Come già anticipato in precedenza la competenza sui boschi di città fa capo alla Provincia. Il mio esposto, inoltrato al Sindaco, è stato girato agli organi di controllo della Provincia e a tal proposito mi sono già attivato per sapere da questi uffici se chi ha commesso lo scempio nel bosco Ronchi, ha seguito le procedure stabilite dalla normativa vigente. Attendiamo delle risposte.



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Una legge per fermare il consumo di suolo

di Piero Bevilacqua
04.02.2011


Articolo di eddyburg
Ci sono almeno due buone ragioni per sostenere la proposta...

Ci sono almeno due buone ragioni per sostenere la proposta avanzata da Carlo Petrini su Repubblica del 18 gennaio ( in consonanza con quanto scriveva Paolo Berdini sul manifesto) nella quale il presidente di Slow Food invoca una moratoria generale nel consumo di suolo in Italia. La prima di questa riguarda la natura del fenomeno. La distruzione del territorio, la cementificazione del suolo agricolo è un fenomeno pressoché irreversibile. Una volta ricoperto di alsfalto o di manufatti quel territorio sarà perduto all'agricoltura e all'ambiente chissà per quante generazioni. Non è la stessa cosa per altri fenomeni. I colpi inferti all'Università pubblica in questo ultimo decennio, ad esempio, e lo stesso ddl della Gelmini, possono essere sanati, anche in tempi relativamente brevi, se uno schieramento politico democratico cancellerà, con una iniziativa legislativa, questa pagina infausta della nostra storia recente. La partita che si gioca sul territorio ha un'ampiezza temporale che trascende la nostra vita. Petrini spiega bene le ragioni profonde di questa difesa. Il manifesto del 28.11.2010 ha dedicato ampio spazio al tema, sotto la sigla del “nuovo ambientalismo” introdotto da Asor Rosa e Viale. Ma occorre ritornare sull'argomento.

E' noto che gli economisti di tutte le fedi e tendenze, vedono nell'industria delle costruzioni il cosiddetto “ volano” “per fa ripartire la crescita”, come se la presente crisi fosse una “congiuntura” qualsiasi. Quindi, oggi incombe sul nostro territorio una minaccia supplementare. Ebbene, io credo che occorre battere questa argomentazione sul suo stesso terreno. Essa è infatti figlia dell'attuale capitalismo del breve termine, che guarda all'immediato, a quello che potrà incassare domani o dopodomani, senza nessuna considerazione non dico dell'avvenire, ma di quello che accadrà fra 5-10 anni. Anche se i suoi menestrelli non fanno che inneggiare al grande futuro della modernità che ci attende. Agli economisti e ai costruttori si può ricordare che il restauro delle nostre città, il rifacimento di tante nostre desolate periferie, potrebbero costituire opportunità di investimento senza consumare altro suolo. Non minori occasioni potrebbero offrire oggi le piccole opere, destinate a bonificare e riparare gli innumerevoli habitat devastati della Penisola.

Ebbene, ciò che occorre dire con chiarezza, sul piano strettamente economico, è che una tendenza inarrestabile dall'industria manifatturiera è quella di produrre merci con sempre meno valore. L'aumento crescente della produttività, l'entrata in scena sul mercato mondiale dell'industria cinese e asiatiche, del Brasile, fra poco dell' India, stanno già producendo un effetto ben noto: la riduzione del fenomeno della scarsità che dà valore alle merci. I capi di abbigliamento che ormai si possono comprare sulle bancarelle anche a pochi euro testimoniano di questa realtà già in atto. Certo, l'industria innoverà continuamente i suoi prodotti, per creare una scarsità artificiale, ma un oceano di merci invendute dilagherà intorno a noi a prezzi popolari. E' questo il destino della produzione manifatturiera nei prossimi anni: inseguire una novità, una unicità di prodotto nel mare delle merci standardizzate con sempre meno valore.

Esattamente per questa ragione, in Italia, dovremmo guardare al nostro territorio come a un patrimonio destinato a vedere crescere esponenzialmente il suo valore: valore che nella nostra epoca tenderà sempre più a rifugiarsi nei servizi e nei beni industrialmente non riproducibili. Il pregio del territorio da noi è già elevato per ragioni demografiche e per le devastazioni accumulate, in certi casi è unico per ragioni naturali, storiche ed estetiche, ma diventerà ben presto inestimabile per via della domanda mondiale che ne farà richiesta. Milioni di nuovi ricchi, russi, cinesi, brasiliani, ecc vorranno ben presto possedere una villa sulle Langhe, in Val d'Orcia, nelle Cinque terre, sul Lago di Como, vicino ai templi di Paestum o di Agrigento, per passarvi una settimana l'anno o per godersi una dorata vecchiaia. Ma verranno in Italia anche per poter godere dei nostri formaggi, del sapore della nostra frutta, per l'eccellenza dei nostri vini, per la straordinaria varietà delle nostre cucine locali. Vale a dire, ci chiederanno tutto ciò che è frutto del nostro suolo agricolo, quello che noi continuiamo a distruggere per alimentare lo sviluppo.

E' evidente, dunque, che abbiamo di fronte una grave minaccia, ma anche una grande opportunità. Il nostro suolo diventa sempre più prezioso e occorre pensare a forme collettive di accoglienza per chi ne fa domanda. Ma dobbiamo trovare forme concertate di decisione democratica del suo uso – non solo a livello locale - per rispondere a una così vasta ed elevata pressione. Altrimenti, nel giro di qualche decennio, tutto sarà compromesso e forse perduto.

La seconda ragione per sostenere la proposta di Petrini riguarda la modalità del fare oggi politica. Su questo punto occorrerà ritornare con altra lena. Ma intanto chiediamoci: che cosa possono fare in positivo le tante organizzazioni attive oggi nei territori del nostro Paese, spesso protagoniste di esperienze di vera democrazia partecipata a livello comunale? Come superare la drammatica separatezza che domina la scena italiana: tra la straordinaria, benché frantumata e dispersa, conflittualità sociale e la sua rappresentazione e voce nel cuore dello Stato? Oggi non possiamo contare su un partito d'opposizione, che non solo non riesce a svolgere la sua funzione istituzionale, ma non possiede nè la cultura, né l'orizzonte progettuale per questo genere di problemi. Occorre allora pensare a strumenti sempre più mirati di pratica politica, in cui dalla società si entra direttamente nelle istituzioni, mirando a trasformare i bisogni popolari e le ragioni delle lotte in leggi generali cogenti per tutti. Quel che oggi infatti occorre aggiungere alla vasta e dispersa sinistra sociale disseminata nei territori, o divisa in varie istituzioni, è la capacità di percorrere il tratto finale del conflitto politico: vale a dire la capacità di imporre scelte di governo. La mobilitazione per l'acqua pubblica, ad esempio, va esattamente in tale direzione. Certo, non sempre si presentano situazioni e possibilità così limpide per far valere lo strumento referendario. Ma occorre rammentare che la nostra Costituzione prevede la legge di iniziativa popolare: uno strumento che gli esperti dovrebbero aiutarci a utilizzare anche per la salvezza del nostro territorio: bene comune per eccellenza. E' vero che a valle si troverà poi la strozzatura di un Parlamento indifferente o apertamente ostile. Ma non bisogna dimenticare che le lotte così finalizzate hanno il merito di unificare le forze, di radunare conflitti e speranze sotto un orizzonte comune. E al tempo stesso schiudono tra le masse popolari e il ceto politico di governo divaricazioni sempre più nette e alla lunga insostenibili.


Il Lombrico Joe