giovedì 28 marzo 2013

Mentre i sindaci continuano a fare tavoli, l'Olona degrada sempre più e i cittadini aspettano risposte certe e risolutive. Quando la smetteranno di contarla su? Quando denunceranno la complicità delle loro amministrazioni e di tante altre che per decenni, pur a fronte delle migliori tecnologie depurative e di norme internazionali precise, hanno continuato e continuano ad inquinare l'Olona il Po e il mare Adriatico?

Giuseppe Marazzini
28.03.2013


Nel luglio del 2009 a Varese un violento acquazzone provocò l’esondazione del fiume Olona, parecchie attività imprenditoriali (oltre ad abitazioni private) rimasero coinvolte, subendo danni per milioni di euro. Da allora la lotta per la messa in sicurezza del corso d’acqua, ancor prima di quella per ottenere i risarcimenti, è diventata una questione di principio per Alexandra Bacchetta, titolare del Relais Cá dei Santi, tra le attività più colpite da quell’evento. Lo scorso anno, per protestare contro i ritardi nello sblocco dei fondi necessari alla messa in sicurezza dell’argine e di quelli destinati al risarcimento dei danni, fece un lungo sciopero della fame affiancandolo ad un presidio davanti alla prefettura di Varese. Ottenne promesse e una somma a titolo di acconto sul risarcimento danni, ma la situazione da allora non ha avuto altri sviluppi. Oggi, assieme all’avvocato Marina Curzio, Alexandra ha deciso di continuare la lotta chiamando in causa Comune, Regione e Aipo (l’ex magistrato del Po), perché, spiega lei: “Quello che ci è successo nel 2009 non sarebbe dovuto accadere nemmeno in presenza di un evento alluvionale”. Dal giorno dell’alluvione l’unico atto amministrativo concreto messo in campo per la sicurezza del corso d’acqua è stata la posa di 300 sacchi di sabbia da parte della protezione civile. Sacchi ormai logori e decisamente poco efficaci qualora dovesse nuovamente piovere come accadde quattro anni fa. Il 13 maggio al tribunale delle acque di Milano si terrà un’udienza che Alexandra Bacchetta spera possa essere decisiva nell’accoglimento dell’istanza d’urgenza “affinché la mia attività imprenditoriale possa continuare a vivere”, ma no solo: “Una battaglia di legalità contro l’indifferenza delle istituzioni inadempienti a beneficio anche di tutti quelli che fino ad oggi allo Stato hanno dovuto dare senza ricevere neppure quando ne avevano bisogno e, soprattutto, diritto” 

di Alessandro Madron 
27 marzo 2013 - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 27 marzo 2013

PRIME OSSERVAZIONI SUL PROGETTO ELCON A CASTELLANZA

di Giuseppe Marazzini
27.03.2013

Prime osservazioni sul progetto ELCON fatte da Marco Caldiroli, a nome di "Medicina Democratica" e del Centro per la salute "Giulio A. Maccacaro Onlus" di Castellanza

sabato 16 marzo 2013

CON IKEA ALTOMILANESE COLONIZZATO

di Giuseppe Marazzini
16.03.2013

Nei momenti difficili bisogna allargare e potenziare la rete della solidarietà sociale, politica ed economica. Questo deve essere il compito prioritario dei Sindaci. In questo momento tirare in ballo la retorica sulla responsabilità o dello spirito di sacrificio non ha senso. Per uscire dal pantano in cui siamo precipitati, ci vuole una visione  del futuro chiara, coerente  e percorribile. La domanda da porsi, quindi, è se l’ipotetico insediamento Ikea sul territorio di Cerro Maggiore e Rescaldina costituisce la soluzione dei problemi dell’Altomilanese, oppure se, viceversa, condanna l’Altomilanese ad un territorio colonizzato dai grandi centri commerciali: il cosiddetto terziario globalizzato, deprofessionalizzato e sotto pagato.

Gli analisti economici dicono che l’Altomilanese è ancora prevalentemente a vocazione industriale manifatturiera: se è così, allora si batta un colpo, si rilanci questa vocazione, e i Sindaci, gli industriali e le forze sociali e politiche si impegnino a fare ciò. Che il confronto cominci subito perché il tempo stringe. È ragionevole consumare 300mila metri quadrati di suolo, attualmente agricolo, che potrebbe essere maggiormente valorizzato (produzione agricola biologica e dinamica di vicinato), per metterci uno scatolone di cemento armato circondato da nuove strade e da migliaia e migliaia di auto? Non è più ragionevole risollevare le sorti della Franco Tosi rinnovando le produzioni e facendo ripartire la ricerca sulle fonti rinnovabili? Oppure, non è più ragionevole  predisporre un piano energetico sovra-comunale mettendo a capofila le aziende del “cluster” territoriale?

Sul nostro territorio si costruiscono impianti per produrre e distribuire energia elettrica, orologi atomici e pannelli solari, che fanno funzionare satelliti e sonde spaziali, allora un’alternativa ad Ikea è possibile. Basta volerlo! Sappiamo che gli attori non recitano tutti nello stesso modo. A mio parere, solo una minoranza di imprenditori fa il suo mestiere, investendo e innovando; solo una minoranza di politici  combatte contro il declino industriale; solo una minoranza della società civile reagisce alla feroce austerità economica imposta, ma ciò non preclude che si possa lo stesso girare il film di un concreto rilancio territoriale. L’Altomilanese ha bisogno di posti di lavoro qualificati, professionalizzati e certi.

Non bisogna piegare la testa alle allettanti offerte Ikea, perché il suo modello, apparentemente moderno, non è che un’altra faccia della mercificazione della qualità della vita, così come non è accettabile la cementificazione di una grande area agricola per soddisfare l’ampliamento del proprio impero commerciale. Non voglio negare il diritto di impresa ad Ikea, ma questo diritto lo deve esercitare senza fare violenza al nostro territorio. Se vuole primeggiare come impresa rispettosa dell’ambiente e della qualità della vita, come spiega nella sua brochure, allora rispetti la regola del “suolo come bene comune” e, quindi, trasferisca il suo scatolone su un’area industriale o commerciale dismessa o in disuso.

giovedì 14 marzo 2013

Documento del comune di Marnate sulla questione Elcon

di Giuseppe Marazzini
14.03.2013


Comune di Legnano - audio commissioni congiunte 3 "territorio, ambiente e mobilita'" e 9 "politiche sovracomunali, altomilanese e citta' metropolitana" sulla questione Elcon -  mercoledì 13 marzo 2013.

sabato 2 marzo 2013

QUESTIONE IKEA

di Giuseppe Marazzini
02.03.2013
 
Con la mia interrogazione chiedevo all’Amministrazione Centinaio se condivideva o meno l’insediamento commerciale Ikea, data l’annunciata richiesta di partecipare all’accordo di programma. La mia domanda era essenzialmente politica, cioè: Legnano condivide l’insediamento ipotizzato da Ikea? I cittadini verranno coinvolti? La risposta è stata deludente sia nella forma che nella sostanza, con un linguaggio paludato, l’assessore alla partita ha dichiarato che, non essendo in “possesso degli elementi necessari”, l’amministrazione legnanese non può esprimersi. E i cittadini: dopo... dopo ...dopo.

Anche i meno esperti di procedure istituzionali sanno che la partecipazione ad un accordo di programma su un dato progetto vuol dire condividerlo – ex Cantoni docet.  Certamente il Comune fa bene ad inoltrare ai tavoli tecnici regionali le proprie osservazioni, ma deve essere altrettanto chiaro sulla decisione finale. E per fare questo passo non c’è bisogno dei dettagli tecnici. Dalla risposta dell’assessore io ho capito che c’è un condizionato e che il Comune si sta preparando a partecipare alla corsa per spartirsi la torta delle opere di compensazione.

Chi ne pagherà le conseguenze? Il rione Canazza senz’altro e sarà il più colpito, se si avvereranno le ipotesi di intervento per favorire l’insediamento Ikea. Dalla stampa locale si apprende che per collegare il centro commerciale con la rete viaria locale e autostradale sarà necessario sacrificare parte del giardino del tiro a segno nazionale e l’asse Toselli-Cadorna, collegato con il versante rescaldinese, diventerebbe di fatto un’autostrada in mezzo ai palazzi. Si torna alle vecchie ipotesi di collegamento del viale Cadorna con la Saronnese elaborate dalle vecchie giunte pentapartitiche. Tutte ipotesi già sonoramente bocciate dalla gente della Canazza.

Mi auguro, invece, che, oltre alla posizione di totale disaccordo sull’insediamento Ikea del nuovo presidente della Regione Lombardia, Maroni, ci sia un ripensamento anche di tutti i Comuni coinvolti, perché, se dovesse passare il progetto Ikea, verrebbero sottratti all’agricoltura altri 300 mila metri quadrati, sui quali vale sì la pena di fare un bel parco agricolo intercomunale per la produzione biologica e biodinamica a distanza ravvicinata. È una battaglia che bisogna fare perché riguarda la qualità della nostra vita e il futuro alimentare delle prossime generazioni. Spero tanto che per questa battaglia scendano in campo anche i nuovi consiglieri regionali del Movimento cinque stelle.

Strumenti giuridici che possono in qualche modo mettere in discussione le scelte che si stanno per fare ce ne sono. Non da ultimo è la recente sentenza del Consiglio di Stato (6656/2012) che ha sancito che non esistono “diritti edificatori” di suoli non ancora edificati. In sostanza la sentenza dice che sulla base dell’analisi della giurisprudenza, non esiste alcun fondamento giuridico sulla cui base il proprietario di un terreno possa rivendicare un “diritto edificatorio”, o un malaccorto urbanista o amministratore possa motivare la decisione di rendere edificabili aree che attualmente non lo sono.